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Il virus del dopo US Open

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Ormai da anni dopo gli US Open la stagione sembra cadere nella depressione, con tornei che perdono di importanza, e un circuito che solo nelle Finali trova alla fine un certo pathos.

Ogni volta che arriviamo a fine Settembre comincia sempre la solita tiritera. Tornei che assumono l’importanza del Trofeo Avvenire; giocatori di vertice che si presentano in campo tanto per timbrare il cartellino e ritirare l’assegno di partecipazione; padroni dei tornei che guardano in cagnesco i top player che, puntuali come le puzze dopo una tegamata di fagioli, perdono al primo turno contro Compare Zoppetto. Solo in parte veniamo ricompensati dall’incisione di un nuovo nome nel panorama dei vincitori stagionali o degli exploit, senza per questo scappare dal pensiero inconscio del “Ma se ai Fab Four fregava qualcosa…”

Ormai sono anni che si tenta in un modo o nell’altro di ravvivare la parte finale di stagione e dare una certa importanza agli ultimi tornei che separano gli US Open e le finali Master. E per certi versi bisogna riconoscere che in alcuni casi i risultati di “rianimazione” di questi eventi dalla penosità che vi regna sono stati anche piuttosto soddisfacenti. Il torneo di Parigi del 2010 e del 2011 si è rivelato molto spettacolare, anche se la cosa fu dovuta a qualche ingegnere che una mattina si alzò e decise di fare il campo con il ghiaccio invece che con la colla che solitamente si usa per costruire le superfici dure di questi tempi. Anche qualche finale qua e là (vedere l’ultimo episodio del torneo di Shanghai di quest’anno) non ci ha davvero fatto storcere la bocca.

Fatto sta che il problema resta, ed è fondamentalmente di tipo “calendaristico”: i giocatori hanno tanta voglia di fare gli ultimi tornei stagionali quanta ne ho io di andare a fare una rettoscopia. Alla fine li vedi girare per i tornei come se fossero stati obbligati controvoglia dalla mammina a partecipare alla festa del compagno di classe brufoloso. “Ammirando” anche i tabelloni dei vari tornei, se togliamo il fatto che Ferrer e Federer vanno a Basilea e Valencia perché così possono andare in bagno da mamma e papà, sembra una gara a “il cane mi ha mangiato i compiti”, per non andare a giocare, o semplicemente per presentarsi in forma pietosa. Il tutto alla fine viene ricollegato a un posizionamento del calendario in una parte di stagione che risulta avere la medesima importanza di un mimo alla radio. Il fatto che poi si senta sempre parlare di “inviti” a soldi per il top player proprio per questi eventi fa molto pensare….

E’ inutile negare che la soluzione migliore sarebbe riorganizzare il calendario con un riposizionamento di questi tornei in altri mesi. Ma se forse, giocando un po’ a “Calendaropoli”, sarebbe anche facile stabilire dove mettere i Master 1000, il problema si porrebbe con i tornei minori, che andrebbero probabilmente a sovrapporsi con altri tornei dello stesso calibro del periodo in questione.

Proviamo a tirare i dadi e vedere cosa succede. In fondo i tornei minori sono da sempre sfruttati dai giocatori giovani o con più bassa classifica per guadagnarsi punti e prestigio o dai top player per far bella figura nel proprio paese, quindi in fondo avrebbe anche senso lasciarli dove sono. Quindi occupiamoci dei Master 1000, che poi sono quelli seguiti maggiormente e che attirano il movimento maggiore di sponsor, tifosi, tv e montepremi.

La prima questione è dove mettere il torneo di Shanghai (Asia): avrebbe più senso spostarlo all’inizio della stagione, prima degli Australian Open, creando così una specie di via aerea verso il primo slam, magari trainandoci insieme qualche torneo minore (lasciando in questo caso stare il discorso sovra citato dei torneini di Gennaio-Febbraio, che in alcuni casi potrebbero, vedi Rotterdam, andare tranquillamente a fine stagione senza che qualcuno si strappi i capelli)?

Magari la stagione slitterebbe di un paio di settimane, ma in fondo così si arriverebbe a un avvicinamento tra gli US Open, il master di Parigi e le Finali Master, senza che tra l’ultimo slam e l’ultimo torneo passassero più di due mesi e gli spettatori cominciassero a guardare Sentieri al posto del tennis.

Si potrebbe anche pensare di spostare anche Parigi Bercy, ma forse diventerebbe davvero un problema, visto che la prima parte di stagione si svolge(rebbe) prevalentemente in Asia e Australia. In fondo molti giocatori vanno a Parigi per preparare le finali Master e ci andrebbero ancora, se quei genialoidi dell’ATP non avessero deciso di appiccicare il Master1000 proprio al capitolo finale della stagione. Se gente come Berdych, Tsonga, Nalbandian, Ferrer, Soderling e altri sono riusciti a vincere qui uno dei pochi o l’unico dei loro Master 1000 dipenderà anche da queste scelte fantascientifiche.

La questione resta di difficile soluzione, anche perché nel mezzo andrebbe sistemata anche la Davis da qualche parte, e non abbiamo assolutamente intenzione di insegnare il lavoro a nessuno.

Solo che magari uno Shanghai messo prima dell’Australian Open e un Bercy come “viatico” tra US Open e Master avrebbero tutto un altro fascino.

 Davide Bencini

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