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ESCLUSIVA – Intervista a Claudio Mezzadri

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LoSportOnline ha contattato in esclusiva Claudio Mezzadri, commentatore di Sky Italia ed ex capitano svizzero di Coppa Davis, il quale ci ha concesso una lunga intervista per parlare del tennis di oggi.

Buongiorno Claudio, grazie della cortesia. Allora, la stagione si è conclusa e si è rivelata ancora una volta una stagione basata su un gioco che va verso l’estremizzazione della propria fisicità, dell’atletismo, dove la potenza la fa quasi da padrone, con questi top player che giocano prevalentemente da fondo, tirando vasche da bagno fino a che non uccidono il giudice di linea e dove Federer rappresenta un po’ l’eccezione – anche se Federer un’eccezione la costituirebbe comunque. Secondo te in futuro con questa “estremizzazione” si arriverà a un ritorno all’aggressività e agli approcci a rete, come successe con i grandi battitori, per contrastare i quali è sorta questa generazione di giocatori?

Innanzitutto bisogna capire bene il concetto di gioco offensivo perché il gioco che noi vediamo al giorno d’oggi, è gioco offensivo: estremamente offensivo. Si vede molto meno il serve & volley, questo è quello che risalta di più. E’ quello che risalta rispetto al tennis dell’era pre-Federer, per esempio. Il tennis si è evoluto tantissimo per via dell’evoluzione dei materiali e non tanto per via delle superfici, che ai miei tempi erano velocissime, al coperto per esempio o l’erba stessa era molto più veloce e dal rimbalzo più basso: si vedevano tantissimi ace e tanto serve & volley, ma alla fine se andiamo a vedere bene…era serve e basta! E’ arrivata l’evoluzione dei materiali e gli organizzatori dei tornei hanno messo una regola praticamente imposta rallentando le superfici perché ormai non si vedeva praticamente giocare, e quindi i giocatori si sono adeguati e in fondo la storia è fatta dai giocatori stessi. Pensiamo un attimo allo stesso Federer che arriva e prende il posto dei Sampras, degli Agassi, con un tennis straordinario, meraviglioso, vario, di tocco, fatto di equilibrio, meno fisico di altri, e comincia a vincere a mani basse… Diventa numero uno, li bastona tutti, ma come per Sampras, quelli che gli stanno dietro non dormono la notte per batterlo. Tutti quelli che gli stavano dietro e lo guardavano si dicevano “come faccio io a battere quello là?” Ebbene, il Federer sul talento, sul tocco, è impossibile da battere, perché ti ridicolizza: quindi gli altri hanno adottato una strategia diversa, di batterlo cioè sul punto di vista fisico. Prima Nadal, poi Djokovic, poi Murray; fisicamente sono dei mostri. E’ l’evoluzione naturale del tennis a seconda di chi riesce ad emergere.

Ma infatti molti dicono che con la nascita di questi mostri di atletismo i nuovi giocatori cercheranno magari di compensare il proprio gioco affiancando a questa fisicità una maggiore velocità di scambio per chiudere più in fretta il punto. Esempio classico: perché un Berdych a furia di tentare di fare del campo un gruviera non capisce che al quinto pallonetto che atterra a metà campo potrebbe chiudere il punto a rete?

Questo è un argomento molto tecnico e delicato! Da coach seguendo l’evoluzione del gioco posso dire che Berdych è un giocatore molto aggressivo, molto grande dal punto di vista fisico, che non può giocare assolutamente in difesa: lui deve per forza attaccare e mantenere l’equilibrio, ed essere perfetti in quel senso è molto difficile. E’ come un giocatore che ha solo il piano A: può dirsi magari “Sì, faccio un po’ più servizio e volée”, ma non può mettersi a fare il regolarista, in quanto infrangerebbe i propri equilibri, che sono già di per sé difficili da mantenere.

E per quanto riguarda i giovani in questo contesto, tu come la vedi, da coach? A volte la frase più ripetuta è “Ma a questi la volée non gliela installano nemmeno nel chip, quando li tirano su!”

Qui entra in gioco il sistema di allenamento: quello cioè che insegnano ai maestri, e qui intervengono le varie federazioni nazionali, ovvero su come iniziare al tennis i bambini – parliamo di massa – per poi prendere quelli più bravini e portarli avanti. E qui entra in gioco il sistema che le varie federazioni decidono di adottare. Ci sono federazioni che hanno più successo e altre che ne hanno meno. Ci sono scuole e accademie che si inventano dei sistemi di allenamento, diciamo “alternativi”, accademie che riescono a trovare modi particolari di stimolare i ragazzi. E spesso ci sono delle scelte tecniche che non sono assolutamente al passo coi tempi. Si privilegia troppo l’età, il prenderli troppo piccoli pensando di farne dei campioni, insegnando loro a vincere già a 7, 8, 10 anni, senza guardare come si potrà evolvere il gioco di quel determinato bambino.

In Italia si parla moltissimo di Gianluigi Quinzi, e quello che il prudente pensa è “Se facciamo gli italiani con lui, lo mandiamo in paranoia prima di prendere il diploma”. Si parla tanto sulla carta stampata del “Quinzi numero uno del futuro” andando poi a denigrare giocatori che hanno deluso, come un Gasquet, quando se noi avessimo anche solo un Gasquet in Italia faremmo le feste con le nacchere bevendo birra con la cannuccia dal naso…

Quinzi rappresenta sicuramente un po’ un fenomeno, perché dal punto di vista della precocità è eccezionale. Io spero davvero che non esagerino nel volergli far vincere tutto e troppo presto. Ho visto che da un anno è stato spedito a fare tornei in posti sperduti intorno al mondo per vederlo vincere a livello junior, ma a mio modo di vedere può essere un’arma a doppio taglio… Fisicamente è molto alto per la sua età, ha molto carattere e grinta, non molla mai, cosa che fa la differenza con giocatori più adulti di lui e che è già di per sé molto buona. Poi, in questa fase che durerà almeno due-tre anni, bisogna mettergli vicino le persone giuste o anche una sola persona giusta, cercando di allontanare tutti gli stress che arrivano (spostamenti, allenamenti, media) a un ragazzo così giovane, dandogli tempo senza spingere troppo sull’acceleratore, affinando la tecnica. Non ha alcun senso volerlo vedere arrivare numero 10 del mondo per forza, un anno prima, perché molta pressione all’inizio spesso è controproducente. L’impressione poi è ancora che le partite non le vinca lui ma che le perdano gli altri…

Beh, Nadal ci ha costruito sopra una carriera….

Eh, sono gli altri ancora a fare la partita, e, per carità, è una qualità… Però se non sei capace tu di fare la partita, alla lunga diventa un problema… Il modello Nadal è un modello molto pericoloso da seguire: giocare come gioca, o meglio, come giocava, Nadal, dato che ora si è evoluto anche lui, era possibile solo per lui perché era Nadal, e solo lui ci riusciva. L’unico giocatore che ancora riesce a tener testa agli altri stando così lontano dalla riga di fondo è proprio Nadal.

E ora anche altri giocatori si sono adeguati al gioco impresso da Nadal… Lo stesso Federer andava, e ci va tutt’ora, nel pallone contro Nadal perché finiva per sbagliare, oggi c’è chi non sbaglia più.

Ma infatti prima chi lo teneva a bada Federer? Solo Nadal. Mentre ora ci sono anche Djokovic, Murray, ma sono comunque uno o due in più. Non si può avere come modello Nadal… E’ come voler fare i 100 metri e prendere come esempio Usain Bolt! Ti distruggi.

Tornando alle superfici recentemente Federer è tornato a lamentarsi della lentezza dei campi…

Non è stata una vera lamentela, ero presente… Lui ha fatto delle considerazioni logiche; un po’ come per il discorso del calendario, lui si adegua a quello che c’è. La considerazione giusta e reale che ha fatto è che le superfici sono più lente, si vede più tennis ma che alle volte sono troppo lente. Quindi succede che il gioco diventa inevitabilmente molto più fisico, perché prendere in velocità l’avversario diventa quasi impossibile, anche se secondo me non è monotono, dato che è incredibile in ogni caso come riescano a giocare adesso. Poi ha detto che se ci fossero superfici leggermente più veloci, tipo US Open o cemento americano all’aperto, il gioco diverrebbe un po’ più brillante. Gli stessi Djokovic e Murray sarebbero più brillanti, anche se indubbiamente la cosa gioverebbe molto più a Federer.

Ma non è che queste lamentele sono arrivate un po’ troppo tardi? Non avrebbe avuto più senso far valere la propria parola e fermare questo rallentamento quando era numero uno indiscusso del mondo (malgrado si parli di colui che tutt’ora è presidente dell’associazione giocatori) e quindi aveva più potere anche a livello di immagine verso tifosi, media per questo sport?

Mah, il discorso di rappresentanza dei giocatori è sempre qualcosa che va compreso, perché i giocatori sono tutti amici e vanno d’accordo ma ognuno cerca di tirare l’acqua al suo mulino. Federer è sempre stato uno tranquillo, non vuole cercare situazioni complicate. Può darsi che potesse cambiare qualcosa, ma in fondo non è che le superfici siano cambiate in maniera poi così esagerata da quando ha cominciato a giocare lui, si è semplicemente adeguato. Anche perché poi non è che se Federer dice che ci vogliono campi più veloci si fanno campi più veloci, tutt’altro… Anche nella storia del calendario e sulla riduzione di due settimane, Nadal è stato l’unico che cercava in maniera molto insistente e polemica di dire che ci voleva più spazio alla fine della stagione; gli altri tentennavano e dicevano, “Sì, va beh”, Federer diceva “Per me fa lo stesso”, eppure alla fine quando l’ATP ha deciso di farlo, adesso a loro non va più bene, visto che si ritrovano tornei tutti appiccicati l’uno all’altro. Diciamo che Federer è sì il più carismatico, è il portavoce, ma alla fine i giocatori non è che si possano impegnare troppo in polemiche o prendere troppe posizioni che li distolgono da quello che devono fare.

Poi una volta erano molto diversi i giocatori, si urlavano in faccia, non si parlavano, si odiavano e si sputavano addosso qualsiasi cosa, oggi invece sono tutti bravi bambini, mano nella mano come tanti chierichetti…

Oggi vedo molto più rispetto, c’è molta più simpatia tra di loro rispetto ai vari Sampras, Agassi e così via e questa è una cosa fantastica da vedere, perché è qualcosa di sincero e vero. E soprattutto non è costruita: è questa la cosa più bella che hanno fatto questi giocatori di vertice, e che trasmettono al di fuori. Sono molto più simpatici, più comunicativi, e probabilmente anche i vari Twitter, Facebook aiutano in questo, e tutto ciò ha aiutato a far crescere l’interesse… La differenza maggiore col passato è questa: rivalità totale sul campo ma appena finisce la partita, l’abbraccio che c’è sul campo è reale, sentito e genuino. E’ cambiato un po’ l’atteggiamento generale, rispetto a gente che prima passava e non ti salutava neanche, senza nemmeno guardarti in faccia. Anche le conferenze stampa prima erano a monosillabi, era molto più noioso il rapporto.

Andando a un argomento più particolare, come è stato vissuto in Svizzera il battibecco di Davis tra Roger Federer e Stanislas Wawrinka o come differentemente può essere arrivato da noi? In Italia Federer in quell’occasione è passato un po’ come il bimbo viziato della situazione.

(Ride) Anche lì nello specifico ero presente. Intanto, tanto per esser chiari, storicamente Federer ha sempre giocato la Davis in Svizzera e ha giocato tantissime volte all’estero quando avrebbe anche potuto non farlo, tenendo su in moltissime occasioni la squadra da solo. E’ successo che con gli Stati Uniti gli è scappata in conferenza stampa un po’ una frase, che forse è stata interpretata male, ovvero “Stan ha giocato male… Mi sono trovato a giocare per secondo dopo una partita così lunga e non ce l’ho fatta…” e da lì è partito non dico una specie di battibecco e Wawrinka si è un po’ dispiaciuto, anche perché non è che fosse  lì per buttare via le partite…

Anche perché poi Wawrinka avrà pure giocato male, ma Federer in quell’occasione giocò anche peggio!

Ma alla fine fu tutto frutto di una frase detta male che poteva dire in modo diverso. “Ha giocato male” non si dovrebbe dire, ma sai, i due sono amici… In fondo anche Wawrinka era andato persino in Kazakistan a prendersi un cinque a zero e magari si dice “Siamo sempre in balia di Federer che decide se giocare o no all’ultimo momento e la cosa non fa bene alla squadra”, e ha ragione. Ed è lo stesso Federer il primo a dire che ha ragione. In fondo non c’è una diatriba o un litigio come qualcuno scrive. Intanto in ogni caso Federer ora ha messo le mani avanti e ha detto “Io a Febbraio non ci sono”, poi magari all’ultimo momento dice “Sai cosa, magari vengo!”… E come fai a dirgli di no!

Ma infatti accanto a tutto questo ci si chiede se in Svizzera Federer sia stato già fatto santo o solo canonizzato.

Ma ci credo! In fondo quello che ha fatto è qualcosa di incredibile! Nel 2009 è arrivato dagli Stati Uniti il mercoledì, dopo aver fatto finale il lunedì, per giocare la Davis il giorno dopo contro l’Italia, passando dopo un mese e mezzo di cemento alla terra, e facendo vincere la Svizzera. Dall’Australia anni prima dopo gli Open è arrivato in Romania al freddo per giocare sulla terra. Quale giocatore numero uno del mondo che vince un Grande Slam fa queste cose? Sampras, Agassi… Mai una volta nella loro vita! Nadal forse, ma non so se Nadal, dopo aver giocato la finale agli US Open sul cemento il lunedì sera (e averla persa! ndr) ci sarebbe andato, per una qualificazione poi…

Senti Claudio, nomi nuovi per l’anno prossimo? Si parla molto di Goffin, di Dimitrov, Raonic, questo Janowics…

Mah, c’è sempre Raonic che è vicino… C’è questo Janowics che è esploso nell’ultimo torneo dell’anno, che però è sempre un torneo un po’ menomato dalle defezioni dei grandi che di fatto volevano andare al Master. Torneo comunque grande il suo perché arrivare dalle qualificazioni fino alla finale oggi giorno è qualcosa di pazzesco. Adesso vedremo, perché ora ricomincia la stagione e dovrà dimostrare di sapersi confermare. Per il resto i nomi sono sempre gli stessi.

Quei Dimitrov e Goffin che sanno toccare tanto bene la pallina ma che dopo un set hanno la lingua che striscia per terra…

Purtroppo la Top10 sembra ancora qualcosa di lontano per loro. Però vediamo, secondo me già la prossima stagione sarà molto interessante perché già quest’anno c’è stata una competizione incredibile. Per i junior ce n’è uno molto interessante, Peliwo, un canadese che debutterà nel circuito l’anno prossimo, ma parte da lontanissimo. I nomi nuovi sono i soliti; per lo meno la competitività nelle partite c’è e per me lo spettacolo è grande.

Domanda schietta: molta gente si chiede ancora quando tornerà il Del Potro del 2009. M questo Del Potro, secondo me, è meglio di quello del 2009. O no?

Del Potro è già tornato. E’ che anche gli altri sono cresciuti. E’ stato fermo un anno e ora si è ripreso più o meno la posizione che aveva prima.

Rivedendo la semifinale con Nadal agli US Open e comparandola con il Delpo di ora, appare palese come il giocatore di adesso sia migliore, tecnicamente migliore, un giocatore più completo.

E’ maturato, non è più un ragazzino. Ed è più tranquillo, si vede. Quando lavori con le persone giuste, e torniamo a quello che dicevamo su Quinzi, ottieni le cose migliori. Mai sedersi su quello che si fa.

Avendo collaborato con il mondo tennistico americano, non c’è la sensazione che gli Stati Uniti ultimamente si preoccupino più del business tennis che del fatto che non vincono uno slam dal 2003?

Mah, il business gli americani lo hanno sempre guardato. Il fatto è che i loro giocatori si sono un po’ seduti sul successo dei Sampras, degli Agassi, dei Courier… La federazione non ha fatto niente, ha lasciato indipendenza alle accademie e a queste il compito di sfornare campioni e hanno di fatto lasciato passare una generazione. Stanno cercando di recuperare ma di fatto le stesse accademie sono superate, non sono più il modello da seguire.

Oltretutto i giocatori più forti che vengono fuori, che so, dall’Accademia Bollettieri, sono spesso di altri paesi e non americani! Vedi Nishikori…

Infatti, infatti. Poi bisognerebbe vedere nello specifico l’allenamento che uno fa e quanto c’è del suo, chi lo ha davvero seguito, qual è la sua storia, ma resta il fatto che fondamentalmente, quelle accademie ormai sono superate, sia dal punto di vista tennistico che atletico.

Parlando d’altro, se ci dovessi raccontare un aneddoto buffo basato sulla tua esperienza, a cosa ti rifaresti?

Beh, io vedo che Djokovic fa delle cose veramente pazzesche! E’ un commediante, l’entrare in campo con le maschere, il fare le imitazioni…. Ma la cosa incredibile è che lo fa anche negli spogliatoi, così, in privato, per ridere! Metti che lui stia aspettando il suo match e sia lì che si annoia, basta che arrivi un altro giocatore che cominci a chiedergli “Dai, fammi la Sharapova, fammi la Williams, fammi quello e quell’altro” e lui lo fa, così per ridere… E’ incredibile il carattere che ha, la voglia di scherzare che ha! Poi è una persona squisita, ti guarda negli occhi, ti saluta, scherza ed è molto bello da vedere. Io mi ricordo che una volta, quando giocavo io, c’era Lendl che arrivava nella sala massaggi o negli spogliatoi, parlava, faceva le battute, delle grandissime freddure, e alla fine rideva da solo credendo di essere spiritoso mentre tutti lo guardavano senza che qualcuno si mettesse a ridere.

Beh, forse è per quello che si trova così bene con Murray!

Ma che ne so! (ride)

Infine facciamo un giochino: ti dico dei possibili match di giocatori al loro massimo e tu mi dici chi avrebbe vinto. Federer 2006/2007 contro Djokovic 2011…

(Silenzio significativo … passano dei buoni 10 secondi)

Nessuna risposta?

(Ride) Uguale ad adesso per me. E finiscono domani l’altro.

Del Potro 2009 contro Del Potro 2012?

Parità.

Ferrer 2012 contro Davydenko Australian Open 2010, sfida tra grandi perdenti o meglio tra “primi degli umani”?

Ferrer, Ferrer!

L’ultima non serve tanto per il risultato quanto per la durata: Nadal 2008 contro Borg al meglio…

Sarebbe durata pochissimo! 3-0 Nadal, 6/1 6/1 6/1! La palla di Borg andava alla metà della velocità di quella di Nadal.

E se mettiamo in mano a Nadal la racchetta di legno?

Allora dico Borg in sette ore e mezza 25-23 al quinto! Anzi, non finisce…X!

Ok, grazie mille ancora della disponibilità, Claudio!

Intervista a cura di Davide Bencini

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