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Calcio – Abramovich, Di Matteo e quella memoria troppo corta…

Terry 16

R.D.M. Il suo acronimo è ormai leggenda dalle parti di Stamford Bridge. Una storia favolosa quella dell’italiano, nella sua seconda vita londinese, giunto nella capitale con un contratto ad interim, senza possibilità di essere riconfermato, come tentativo estremo dell’oligarca Abramovich.

Stadio San Paolo, Napoli, 21 Febbraio 2012: è questa la data da incorniciare per i tifosi dei Blues, è li che nasce la pazza di affidare le chiavi del Chelsea al manager italiano. Il Chelsea frana a Napoli vittima delle scelte, che giudicare fantasiose è un eufemismo, di A.V.B .(l’acronimo del lusitano Villas Boas non passerà alla storia). Tutto sembrava compromesso, si mormorava addirittura di fazioni interne allo spogliatoio tra i nuovi -sponsorizzati dal portoghese- e i vecchi giudicati ormai usurati dal nuovo tecnico.

Di Matteo ha il compito ingrato di far rialzare il Chelsea ma per questo decide di restaurare il tutto puntando sulla Vieille Garde e sulla spina dorsale che aveva reso grande i Blues: Terry, Lampard e, soprattutto, Drogba. Questo è l’inizio di un cammino trionfale: il Chelsea rimonta 3 gol al Napoli e approda ai quarti di finale. Lì trova un avversario facile, il Benfica. Un gioco da ragazzi per i rigenerati Blues passare il turno. Ora ad attenderli c’è il Barcellona di Guardiola, la squadra che esprime il miglior calcio d’Europa, tra le migliori di tutti i tempi. La sfida appare impossibile ma l’ex vice di Villas Boas decide di invertire il trend: la strategia non è più improntata alla ricerca del bel gioco quanto piuttosto alla concretezza. Difesa e contropiede, catenaccio, di tutto e di più si è scritto sul Chelsea. La verità è che nel calcio, spesso e volentieri, si ha bisogno soprattutto di un grande portiere e di un grande centravanti. Se poi quest’attaccante è maestoso il discorso cambia in positivo, se poi è Didier Drogba, il più grande calciatore africano della storia e l’attaccante più dominante degli ultimi 10 anni di Premier, non ne parliamo. I Blues spazzano via anche i catalani ed ora, ad attenderli nell’atto decisivo, c’è il Bayern Monaco. Il discorso, qui, si complica anche per fattori ambientali. La finale si gioca a Monaco, l’Allianz Arena ha sensazioni positive due anni dopo l’ultima finale persa a Madrid, ora è in casa e non può fallire.

Ma la notte del 19 Maggio 2012 si rivela magica per i londinesi e, al termine di una partita palpitante, il Chelsea si laurea Campione d’Europa. Roberto Di Matteo riesce in 3 mesi quello che al Chelsea non era riuscito in 107 anni di storia.

Sette mesi dopo ciò, Roman Abramovich decide di esonerare Di Matteo. Dov’è la riconoscenza, Roman?

Jacopo Di Caprio

 

One Response to Calcio – Abramovich, Di Matteo e quella memoria troppo corta…

  1. Enri scrive:

    Bè il suo ciclo l’aveva portato al termine e senza drogba non riusciva più a rendere… Ora con benitez le cose sembrano aver preso la piega giusta

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