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La ITF accelera per riportare in auge Coppa Davis e Fed Cup: pronta la rivoluzione

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È ormai sotto gli occhi di tutti che le gloriose competizioni a squadre per nazioni nel tennis perdano importanza con il passare degli anni e, se gli appassionati si accorgono di come i big rinuncino a parteciparvi condizionando la formazione tanto dei vari “gruppi” quanto l’andamento delle sfide, per chi segue il tennis meno da vicino ormai la vittoria di una Davis o di una Fed Cup non fa notizia più di tanto.

Può ovviamente aprire una parentesi di fugace curiosità in caso di vittoria della squadra di casa, come successo negli ultimi anni con la nostra grandissima Nazionale femminile, ma a parte questo la curiosità è mediamente di gran lunga inferiore rispetto a quella che c’è per una affermazione nei Major. Il tutto dovrebbe anche sorprendere se pensiamo che chi vince Davis e Fed Cup è campione del mondo (ripeto: campione del mondo! Esattamente al pari della nostra squadra di calcio del 2006). Ma di contro, l’individualità della disciplina e la sua attitudine ad appesantire il calendario degli atleti con un numero probabilmente eccessivo di tornei (al fine di incrementare gli investimenti) fanno in modo che le tradizionali competizioni in cui si lotta e si suda per la propria bandiera vengano messi in secondo piano (se non addirittura in terzo) da tutti quei giocatori che, se fossero costantemente presenti, sicuramente accrescerebbero l’attenzione mediatica.

Per queste ragione, dopo anni di dibattiti, la ITF ha deciso di passare all’azione nel tentativo di riportare le competizioni a squadre ai fasti di un tempo (specialmente la Davis, un tempo vera e propria Regina delle competizioni al pari degli Slam) con un progetto di riforma molto chiaro e che presenta tanti vantaggi ma allo stesso tempo diverse deroghe alla tradizione dell’evento al maschile.

La prima delle novità principali riguarda gli atti decisivi dei tornei: entrambi andrebbero ad essere assegnati non in casa di una delle due contendenti, bensì in una sede neutra previamente stabilita. L’idea trae spunto da tutte i grandi eventi internazionali o statunitensi (Champions ed Europa League, Super Bowl, EuroLega, finale dei campionati NCAA e via discorrendo). Nello specifico si tratterebbe di eventi organizzati per la sola Finale di Davis, mentre si opterebbe per la Final Four in stile EuroLega di pallacanestro per la Fed Cup. Se per il torneo femminile questa non sarebbe affatto una novità, essendo stata adottata addirittura per l’intera competizione dalla prima edizione (nel 1963) fino al 1995, quello maschile verrebbe privato di una autentica tradizione ma soprattutto verrebbe a mancare quella particolare atmosfera (detta per l’appunto “da Coppa Davis”) che caratterizza dal primo all’ultimo “tie” questa unica competizione. Tra i vantaggi ci sarebbero: sicuramente la possibilità di costruire un evento con la E maiuscola a 360 gradi, avendo la ITF più potere e più tempo per agire, ma anche la possibilità per entrambe le squadre finaliste di avere lo stesso numero di tifosi al seguito.

Ma purtroppo per i nostalgici, il campo neutro non è solo una delle novità messe sul piatto dalla Federazione Internazionale, e nemmeno la più spiacevole. È previsto infatti, al fine di incentivare i giocatori a prendere parte agli incontri di Davis senza eccessivo dispendio di energie, di accorciare i match al meglio dei tre set, mandando in pensione i vecchi e cari cinque parziali che nell’eventualità sopravviverebbero solo nei Major. Personalmente, credo che il torneo perderebbe gran parte del suo fascino se dovesse cambiare in tal senso, piuttosto sarebbe meglio razionalizzare la collocazione nel calendario tra eventi ATP ed ITF, cercando di puntare più sulla qualità che sulla quantità, e/0 diminuire il numero dei tornei obbligatori per i top player, così da renderli più disponibili.

Italia vince la Coppa Davis 1976
Italia vince la Coppa Davis 1976

La terza novità principale sarebbe un’esclusiva della Fed Cup: dalle 8 squadre dell’attuale World Group si passerebbe a 16, netto allargamento del numero di squadre partecipanti alla fase principale mirato ad accrescere l’interesse per il tennis in Paesi privi di tradizione. Provvedimento a mio avviso molto positivo figlio della esponenziale crescita del tennis femminile dal punto di vista mediatico e competitivo.

Oltre questi tre radicali cambiamenti il progetto di riforma contiene ulteriori piccoli aggiustamenti consequenziali rispetto a quanto detto sopra. Innanzitutto, dovendo le Finali essere eventi di un certo calibro, i requisiti richiesti per le location verrebbero valutati più accuratamente, ma questo interesserà anche i turni preliminari; inoltre, essendo queste competizioni dove l’orgoglio nazionale porta attenzione verso le sorti del proprio Paese, sarebbero modificate anche le formule dei gruppi “minori”, facendo in modo che questi possano essere un veicolo per consolidare o incrementare la popolarità della disciplina; infine, come ulteriore dimostrazione della grande crescita del tennis in rosa a livello mondiale, la ITF avrebbe deciso di introdurre la Fed Cup Juniores, facendo un passo verso l’equiparazione tra uomini e donne anche tra i giovani dal momento in cui la Davis per i teenager è già attiva da qualche anno.

Tutte queste idee verranno discusse ad Agosto 2017 e non si esclude che già il prossimo anno, in caso di approvazione, possano giocarsi le prime finali in campo neutro. Essendo però un progetto molto ambizioso che deve fare i conti con un calendario reso già saturo da ATP e WTA, il presidente della ITF David Haggerty non nasconde il suo entusiasmo ma sa benissimo che non si tratterà di un cambiamento facile. Motivo per il quale, come ultima novità, sarebbe pronto a chiedere ai sindacati dei giocatori delle modifiche al calendario a partire dal 2020 al fine di consentire ai tennisti di conciliare al meglio di impegni individuali con quelli della propria Nazionale.

Che sia questa la sferzata decisiva per ridonare al tennis un po’ di sano patriottismo? Lo scopriremo non prima di un anno. Nel frattempo, le riforme che interessano noi italiani da vicino sono ben altre e poco hanno a che fare con la nostra splendida disciplina, purtroppo o per fortuna!

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Fausto Consolo

Studente di Giurisprudenza a Messina, città che mi ha dato i natali e nella quale sono cresciuto, sin dall'infanzia lo sport diventa una delle mie più grandi passioni. Scrivo di tennis, sport che pratico da sempre, ma adoro anche la pallacanestro e come tutti gli italiani sono cresciuto con il pallone attaccato al piede. Grande tifoso dell'Inter e dell'Orlandina Basket, i miei più grandi idoli sono Javier Zanetti, Gianmarco Pozzecco, Josè Mourinho e Kobe Bryant, ma il vero amore (con buona pace di queste grandi icone dello sport) resta Roger Federer.

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