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Da 0 a 10 – Stagione 2016: corse a tappe

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Terminata la stagione 2016, è il momento di fare un bilancio e di dare dei giudizi ai protagonisti, veri e presunti tali con conferme e delusioni, ovviamente con un pizzico di ironia che male non fa. Noi de Lo Sport Online diamo i voti da 0 a 10 suddividendo in tre categorie: corse a tappe, classiche e velocisti. Partiamo dai protagonisti riguardante le corse a tappe, con maggiore occhio verso i grandi giri.

 

10 Christopher Froome. Stagione perfetta la sua. Gioca a nascondino nella prima parte di stagione senza acuti, come l’Armstrong dei tempi migliori quando fiuta il Tour esce dal letargo e inizia a frullare fin dal Delfinato. Sembra comunque dipendente ancora dalla squadra, il Team Sky, che al Tour è impressionante e scoraggia qualsiasi attacco (non è che i rivali ci abbiano provato almeno!!). Alla Vuelta infatti la squadra è più debole e lui si affida quindi al computerino, che però non funziona tanto quando gli altri impazziscono: da qui nasce la fatal Formigal, dove si è decisa la Vuelta e l’accoppiata da leggenda. Peccato, non sempre è Natale per lui. Mauro Vegni sta facendo di tutto per portarlo al via in Sardegna e sarebbe un grandissimo colpo anche se di difficile realizzazione….

9 Vincenzo Nibali. “la fortuna aiuta gli audaci, ma la sfiga ci vede eccome…”. Si può riassumere così la stagione di Nibali, all’ultima con l’Astana. Torna a impegnarsi tutto l’anno, come ai vecchi tempi, poi pensa che andare al Giro come unico esponente dei Fab Four sia noioso, allora decide di concedere 5 minuti per poi fare sul serio e ribaltare il tutto in 2 tappe: così una vittoria di un grande giro viene maggiormente ricordata, altrochè vincerlo con 10 minuti di distacco! Al Tour invece decide di andarci per allenamento, cercando di defilarsi per poi aiutare Aru quando conta, in cambio dell’aiuto, che arriva, a Rio: in quell’occasione cade nell’errore nel suo terreno preferito, forse perchè voleva arrivare da solo e non si fidava tanto della volata (ma al Giro ha battuto Valverde!!). Non diamo peso alle parole di Cipollini: in quell’occasione si è dimostrato un campione per come ha gestito la corsa e le immagini dopo la caduta con le dichiarazioni. Di fatto la stagione di Vincenzo è finita lì, ci vediamo al prossimo anno, magari di nuovo al Giro che torna nella sua Messina!

8 Esteban Chaves. Consacrato. Secondo al Giro, terzo alla Vuelta e vittoria al Lombardia: annata da ricordare. Il suo sorrisone, sia quando vince che quando perde, contagia tutti e rende il corridore forse il più amato dalla folla. Anche sui pedali sa far emozionare alzandosi anche da lontano, sia al Giro che alla Vuelta, così come anche al Lombardia. Insomma, se Chaves è questo, e può migliorare (soprattutto a cronometro), ne vedremo delle belle e soprattutto vedremo un personaggio esemplare che fa solo bene al ciclismo. Ma occhio: la parte più difficile sarà confermarsi e migliorarsi ancora, anche perchè manca davvero pochissimo per vincere un grande giro: in Italia solo un Nibali monumentale gli ha negato la gioia. 2017 anno chiave per scoprire i limiti di questo ragazzo.

7 Nairo Quintana. Ha deluso nell’appuntamento clou dell’anno: il Tour. Usa come scusante il fatto che aveva problemi di salute, ma di fatto non attacca mai, incollandosi alla ruota di Froome, come il suo professor Valverde, per tutta la corsa francese, perdendola dopo un paio di frullate. Però alla Vuelta ha dimostrato di saper anche attaccare, pure da lontano, regalando spettacolo con Froome, noi speriamo di vederlo finalmente anche al Tour questa cosa dato che nelle ultime due edizioni ha sempre usato il freno a mano tirato. Disputa comunque una prima parte di stagione di alto livello, conquistando il Catalunya e il Romandia, mentre deve rivedere qualcosa nel programma in avvicinamento al Sueno Amarillo, verosimilmente il suo grande obiettivo anche nel 2017, dato che ci arriva spesso senza vere corse di preparazione (Delfinato o Svizzera). Ma non ha chiuso le porte al Giro…anche se la Tripla Corona è allettante.

6 Alejandro Valverde. Ha avuto la pazza idea di correre i tre grandi giri per fare classifica, e per poco non riesce nell’intento di chiudere nella top 10 in tutte e tre le corse: fatale la crisi sull’Aubisque alla Vuelta. Questo tentativo però comporta il fatto di non essere al top in nessuna corsa, conquistando risultati dunque modesti per il suo valore, escludendo il podio al Giro alla sua prima partecipazione, frutto anche di sfortune e inesperienze altrui. Non disdegna un aiuto al suo compagno Quintana, anche se l’impressione è che potrebbe dare di più in tal senso: non è abituato ad essere il primo del gruppo, essendo il re dei succhiaruote. Si fa vedere anche nelle classiche, conquistando una Freccia Vallone con autorità. E ha già dichiarato di non voler riprovarci a correre tutti e tre i grandi giri…onore comunque a lui per averci provato.

5 Alberto Contador. Sfortunato ma anche con l’impressione di non avere il colpo di pedale dei tempi migliori. Si impegna molto durante l’anno, ma, a parte ai Paesi Baschi, sembra averne di meno rispetto ai vari Quintana e Froome. Puntava comunque tutto sul Tour, ma i suoi piani vengono distrutti praticamente subito, ma anche alla Vuelta non era il miglior Pistolero, dove non c’entra neanche il podio, continuando a far valere la legge “se vado sul podio, solo sul gradino più alto”, beffato dal giovane Chaves. Apprezzabile il fatto che ci provi in tutti i modi, se Quintana ha vinto la Vuelta, sicuramente una pizza ad Alberto la deve offrire per aver proposto l’azione della decisiva tappa di Formigal. Nel 2017 nuova squadra, la Trek, ma rivedremo il vecchio Contador o sarà un continuo declino palesato anche quest’anno? Ai posteri l’ardua sentenza.

4 Rigoberto Uran. Nuova squadra, vecchia storia: quando conta continua ad avere dei problemi di salute, ormai la scusante è vecchiotta. La vera verità è che non potrà mai competere per la vittoria di un grande giro, anche se è un corridore di sicuro affidamento per un buon piazzamento, al massimo per un podio, anche se quest’anno al Giro non si è praticamente mai visto. Rinuncia alla Vuelta per presentarsi al top al Lombardia e ha avuto ragione, seppur si fa trovare impreparato in una circostanza, costringendo a spendere energie che possono essere risultate decisive, ma almeno si è visto il vero Rigoberto che tutti conoscevano. Atteso ad un pronto riscatto nel 2017, senza troppe pretese però.

3 Tejay Van Garderen. Notevole passo indietro rispetto allo scorso anno. Che Richie Porte gli stia antipatico? Mai nel vivo delle corse in cui partecipa, se non per i successi parziali, al Tour soffre parecchio la presenza dell’australiano e invece di essere la scheggia impazzita, fa impazzire la sua BMC. Anche alla Vuelta è anonimo. Che sia ora di pensare anche al Giro o alla Vuelta in maniera seria? Non esiste solo il Tour, caro Tejay….

2 Fabio Aru. Mi dispiace molto, ma che gli serva da lezione. Imposta la stagione sul Tour con una prima parte disastrosa dove non è protagonista. Si vedono risvegli al Delfinato, dove conquista una tappa, ma al Tour compie un disastro sul Joux Plane, anche se prima non è che aveva fatto vedere chissà cosa. Non vale la scusante dell’esordio al Tour, perchè uno che vince la Vuelta e fa due volte il podio al Giro, non può avere paura del Tour, per giunta con al fianco Vincenzo Nibali. Apprezzabile a Rio, mentre deludente anche nel finale di stagione. Occorre un lavaggio del cervello in vista del 2017 dove si riparte da zero, tornando nella sua terra in occasione del prossimo Giro.

1 Thibaut Pinot. Chi l’ha visto? Doveva essere l’anno del definitivo salto di qualità, invece fa anche lui un passo indietro pur mostrando notevoli miglioramenti a cronometro, ma al Tour, suo appuntamento annuale, toppa clamorosamente fin dalla prima settimana. Causa anche problemi fisici, non ha l’occasione del riscatto, ma è ancora lontano parente del corridore ammirato nel 2014. E il prossimo anno, forse, finalmente ha una idea differente dal Tour….il Giro lo aspetta volentieri.

0 Tour. Una barzelletta, non divertente, quest’anno. Sia dal punto di vista dello spettacolo, che dal punto di vista organizzativo. Sarà il Team Sky che scoraggia qualsiasi tentativo di attacco, ma il Tour è stato roba da sonnifero ad eccezione, forse, della 19esima tappa, animata da Romain Bardet. Anche due episodi hanno svegliato gli spettatori, non proprio nel modo che volevano: il gonfiabile dell’ultimo chilometro caduto a Lac De Payolle che ha centrato in pieno Adam Yates e il capolavoro sul Ventoux (già accorciato la sera prima della festa nazionale francese….geniale!) con troppi spettatori, troppe moto (solito discorso…) che centrano i corridori, con Froome rimasto a piedi, che corre in salita e non trova la bici giusta (!!!), con la giuria che prende decisioni alquanto discutibili (ma non si fa l’intero percorso in bici?). Sappiamo che la ASO, che controlla il Tour, ha anche una parte del controllo della Vuelta: vi stupite della decisione dei famosi 90 e passa corridori fuori tempo massimo nella famosa tappa di Formigal?

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Giacomo Cormio

Sono nato e vivo a Milano, sono laureato in Scienze statistiche ed Economiche, passione legata allo sport. Infatti sono appassionato di Ciclismo, Calcio, Tennis, Basket e Motori soprattutto. I miei punti di riferimento sono coloro che mi hanno fatto avvicinare molto a questi sport: Nibali, Shevchenko, Federer, Bryant e Schumacher. E mi piace usare queste passioni scrivendo articoli.

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