L’Ammiraglia – Alpe di Poti: meglio avere due capitani?
Prosegue il Giro D’Italia e siamo arrivati all’ottava tappa, quella con arrivo ad Arezzo. La tappa è segnata con il circoletto rosso perchè prima del traguardo non facile della città toscana (l’ultimo chilometro è in salita al 5% di media con punte dell 11% in un brevissimo tratto), c’è la scalata dell’Alpe di Poti. La salita misura 10km e ha una pendenza media del 6,5%, resa ancora più dura dalla presenza dello sterrato per circa 6km. La montagna ha pendenze impegnative verso metà dove per 3km si sale sulle rampe di pendenza media del 9,1%. Nel mezzo di questi 3km inizia pure lo sterrato che rende ancora più dura la vita. Successivamente c’è il falsopiano e la strada salirà ancora con pendenze non proibitive, rese comunque dure dalla presenza dello sterrato fino al GPM. Dopo di chè si scende in una discesa non facile, soprattutto se dovesse piovere, cosa possibile nel pomeriggio di domani. E la pioggia eventuale può indurire ancora di più lo sterrato, dando più spazio ai coraggiosi.
La situazione in casa Astana non è delle migliori dopo le difficoltà avute con il capitano Nibali al Roccaraso, un caso chiuso immediatamente dopo, ma anche la condizione non è dei bei tempi, almeno per ora. Dumoulin sembra volare ed è diventato ufficialmente un corridore da tenere d’occhio, soprattutto con lo spauracchio della cronometro. Ma dal Roccaraso sono arrivati segnali positivi da Jakob Fuglsang, partito da lontano sia per levare pressione alla squadra sia per fare da ponte ad un eventuale attacco di Nibali e alla fine è riuscito a cogliere un inaspettato secondo posto, sia in traguardo che nella generale a 26″ da Dumoulin, nonostante abbia fatto la salita quasi a tutta e con il vento contro. E per il momento il danese è davanti a Nibali, che è ottavo a 47″ dalla Rosa: che voglia reclamare spazio anche lui? In verità avere due corridori in alta classifica può aiutare nel contesto di squadra, sia per avere più soluzioni, sia per avere possibilità in caso di difficoltà di uno dei due. Per questo motivo approverei la presenza di due capitani, in modo tale che in due si possa mettere maggiormente in difficoltà gli avversari, costringendoli ad entrare nella morsa Astana, che può contare anche su Michele Scarponi ancora non lontano in classifica. Chiaramente all’interno della squadra potrebbe non essere comodo, ma se si chiama “squadra”, insieme con umiltà si prova a raggiungere l’obiettivo, con un corridore piuttosto che un altro. Infatti con due corridori in alta classifica, si possono studiare strategie più spettacolari e rischiose, che se salta uno c’è il rimedio che è l’altro. Anche se c’è il rischio del caso Landa-Aru del Giro 2015, perciò occorre gestire meglio la cosa e cercare di avere chiarezza sullo stato di forma fin da subito, cercando di lasciare campo anche al danese qual’ora ne avesse di più di Nibali.
Tornando alla tappa di domani, è un’altra occasione per l’Astana: le caratteristiche di Fuglsang e Nibali donano perfettamente con lo sterrato grazie al passato in MTB, dove bisogna sapere anche andare in bici (entrambi sono reduci dalla leggendaria tappa di Arenberg sul pavè al Tour 2014, ricordate? Sterrato e pavè non fa molta differenza), in più c’è la discesa non facile, che termina a pochi chilometri dal traguardo, dove si potrebbe fare la differenza, soprattutto con lo Squalo dello Stretto. Per fare ciò, occorre subito fare un ritmo indiavolato, anche prima dell’ingresso dello sterrato, costringendo Tanel Kangert e magari anche Michele Scarponi a lavorare per i compagni imponendo un ritmo elevato nel tratto duro. Sullo sterrato, anche il falsopiano può fare la differenza, perciò il ritmo Astana va fatto anche per tenere i due capitani davanti. Se Fuglsang e Nibali sentono di avere una gamba eccezionale, si può provare un attacco anche nell’ultimo chilometro del tratto più duro, soprattutto per vedere le reazioni dei rivali che verosimilmente avranno perso la maggior parte dei gregari se la salita viene approcciata a ritmo elevato. Ma mi accontenterei di un attacco nella rampa finale, soprattutto del Siciliano, per approcciare la discesa davanti e con qualche metro di vantaggio e magari provare a dare tutto in tale tratto, cercando poi un aiuto di Fuglsang di rompere i cambi qual’ora Nibali riuscisse a fare la differenza, sperando nella pioggia. E nel caso alla fine della discesa c’è il vantaggio con il gruppo scremato a dovere, cercare di andare a tutta per guadagnare secondi preziosi, anche per il morale.
Per gli avversari, questa tappa parrebbe adatta a Valverde, che sullo sterrato ci sa andare discretamente come visto alle Strade Bianche oltre ad essere un buon discesista e potrebbe sfruttare un finale in leggera salita per gli abbuoni, così come Dumoulin che però potrebbe soffrire le pendenze in doppia cifra, soprattutto se fatta a tutta. Potrebbe essere una tappa di sofferenza per Landa, che potrebbe andare in difficoltà sullo sterrato e in discesa non mi sembra un drago. Chiaramente dopo il Roccaraso occorre prestare attenzione a Zakarin, Pozzovivo (che soffre anche lui le discese), Uran, Chaves e Majka, con gli ultimi due costretti a venire fuori in vista della crono dove potrebbero perdere molto.
Ed è proprio la cronometro di domenica l’ombra di domani: molti corridori, come anche la stessa Astana, potrebbero decidere di “risparmiare” le energie in vista dell’importante appuntamento imminente. E ciò può comportare una tappa di stallo dove al limite saranno i gregari a dare fondo alle energie, essendo meno interessati alla cronometro del Chianti, e i favoriti stare al coperto scattando soltanto in prossimità dell’arrivo se il gruppo sarà ristretto. Ma per l’Astana e qualche altra squadra non conviene concedere una giornata di “riposo” a Dumoulin perciò ci auguriamo qualcuno ci provi, con la squadra Kazaka molto attesa avendo due/tre carte da giocare, e le occasioni non sono moltissime.