Intervista a Elia Viviani: “La pista è una passione che ho dentro e mi diverte”
Elia Viviani nasce a Isola della Scala (VR) il 7 febbraio 1989. E’ un ciclista italiano, corre su strada per la Liquigas-Cannondale, ed è anche pistard, corre su pista rappresentando l’Italia.
Ciao Elia, prima di cominciare vorremmo chiederti di raccontare ai nostri lettori, la cui maggior parte non era a Londra, un po’ come hai vissuto l’esperienza olimpica. Dalle cerimonie di apertura e chiusura, se ne hai preso parte, alla vita nel villaggio olimpico.
L’ esperienza olimpica è stata la più bella esperienza che io abbia mai fatto in vita. Dal momento in cui entri nel villaggio olimpico entri in un’atmosfera tutta particolare, tante nazioni, tanti atleti, 10000, di ogni disciplina sportiva che possa esistere. Fisici di ogni tipo: chi è alto, chi è basso, chi è magro, chi è muscoloso, chi ha le spalle larghe…e si è tutti lì, a rappresentare il proprio paese, si vive negli stessi appartamenti, si mangia tutti assieme, veramente è una cosa che ti resta dentro. Le due cerimonie purtroppo le ho solo viste in Tv per problemi di vicinanza alle mie gare, ma prima o poi ci andrò anche alle cerimonie, è sicuramente una cosa da fare. Poi c’è il fattore dell’evento sportivo in sé, di tanti tifosi in più rispetto una gara normale, perché alle olimpiadi attiri l’attenzione di tutti gli italiani, non solo quelli che amano il ciclismo, ma un intero paese, è anche questo che rende grande un’ Olimpiade.
Bene passiamo invece a te. Hai partecipato alla gara di ciclismo su strada, proprio il primo giorno, purtroppo non sei riuscito a entrare nella fuga giusta, sei rimasto in gruppo e all’arrivo sei arrivato 38°. Poi l’Omnium in pista, per chi non lo sapesse una specie di decathlon ciclistico, ben sei specialità su pista e alla fine di ogni prova si sommavano i piazzamenti e quelli con meno punti vincevano. Nell’Omnium ci hai fatto sperare in una medaglia, soprattutto dopo le prime tre prove della prima giornata, ma dopo l’ultima prova ti sei piazzato sesto. Come valuti tutta l’Olimpiade e in particolar modo l’Omnium? Deluso, rammaricato perché potevi fare meglio in qualcuna delle sei gare o comunque sei tornato a casa soddisfatto?
La mia Olimpiade a Londra è cominciata con la gara su strada dove avevo la responsabilità del risultato in caso di un arrivo in volata, quindi il mio compito era di restare con i velocisti e lì sono rimasto, purtroppo non si è arrivati in volata, nonostante tutto l’Italia è stata grande protagonista, abbiamo raccolto poco rispetto a quello che meritavamo. Passiamo all’Omnium, erano anni che pensavo a quelle due giornate di gara, è andato tutto secondo i piani fino all’ultima prova, ero primo a pari punti con il francese e danese(Coquard, argento, e Hansen, oro, ndr),ma mi sono mancati 4 giri per realizzare un sogno, gli avversari hanno fatto tempi paurosi, c’è da dargli merito, io ho girato sui miei soliti tempi…non è bastato! Nessun rammarico, ho fatto il possibile e forse anche l’impossibile per quest’Olimpiade, non è andata bene, e niente, non resta che guardare avanti e cominciare già a pensare a Rio 2016, cercando di centrare grandi obiettivi su strada nel frattempo.
Ora che abbiamo parlato di te, vorremmo chiederti ma questi britannici sono davvero così forti? In pista hanno preso tutto loro, tranne giusto un paio di prove dove comunque sono saliti sul podio. In strada a cronometro hanno preso oro e bronzo, ma non nella prova su strada anche se, si sa in un arrivo a ranghi compatti, Cavendish sarebbe stato il favorito numero uno. Invece per l’Italia il risultato migliore è stato il bronzo nella gara maschile di mountain bike di Marco Aurelio Fontana, seguito dai piazzamenti di Bronzini, Pinotti e il tuo. In definitiva come vedi il movimento ciclistico britannico e ancora il movimento italiano, questi Giochi appena conclusi rispecchiano il reale valore dei due movimenti a tuo parere?
Gli Inglesi sono meticolosi e si sapeva (o almeno io lo immaginavo) che con le Olimpiadi in casa non avrebbero sbagliato un colpo, il loro è un movimento moderno, che funziona, strada-pista….pista-strada, c’è da dire che hanno progetti e un gran budget economico a disposizione, hanno raccolto ciò che hanno seminato negli ultimo 4 se non 8 anni, merito a loro. Per quanto riguarda il nostro movimento c’è sicuramente qualcosa da rivedere, spero di aver smosso qualcosa nei ragazzini che hanno seguito la mia olimpiade, anche se so che la medaglia avrebbe aiutato molto di più; penso però che non abbiamo raccolto quello che meritavamo, perché nella prova su strada meritavamo di più per come abbiamo corso, idem alle ragazze, la gara ha preso una piega non favorevole all’Italia, il mio Omnium l’avete visto, io c’ero, non è girata a mio favore, Marco Aurelio è stato il salvatore del ciclismo a Londra, lui è una garanzia, dopo il 5° posto di Pechino avrei scommesso su una sua medaglia ….UN GRANDE!
Chiudiamo la parentesi ciclismo, si sa alle Olimpiadi si gareggia in tante altre discipline. Hai avuto modo di assistere ad altre competizioni o andare a scovare all’interno del villaggio qualche altro campionissimo anche solo per scambiare due parole? Ti sei emozionato vedendo qualche gara di altri atleti? Se si, di chi?
Le olimpiadi sono belle per questo, non sono riuscito ad andare a vedere altre gare di diverse discipline, ma ho incrociato tantissimi campioni, italiani e non. In mensa di solito è il luogo dove si trovano tutti e si ha modo anche di scambiare due parole: emozionante parlare con Vezzali, Cassarà ecc ecc; bello incrociare Phelps, Cavani, Pato, Federer, Bolt.
Bene chiudiamo con una domanda personale, adesso dopo questa esperienza olimpica quali saranno i futuri appuntamenti a cui prenderai parte con la Liquigas e non? E poi ti vedremo ancora competere sia in pista che in strada o deciderai di puntare più su una rispetto che all’altra specialità? E quale preferisci tra le due e perché?
Ora sono già alla Vuelta Espana dove l’obbiettivo principale è vincere qualche tappa, proseguirò poi con il Memorial Pantani e chiuderò la stagione con una trasferta di 20 giorni in Cina per due corse Pro Tour, e penso ci sarà la parentesi campionati Italiani pista. Mi vedrete ancora gareggiare in pista ma la priorità sarà la strada per i prossimi 2 anni almeno, poi in vista di Rio valuterò gli obiettivi e di tornare a tempo pieno in pista, ma resterà comunque una doppia attività la mia. Non c’è una preferita tra strada e pista, la prima è quella che mi farà diventare corridore, la seconda è una passione che ho dentro e che mi diverte.
Bene, grazie a Elia Viviani e al tempo che ci ha concesso, in bocca al lupo per il futuro.
Ciao, grazie a te.