Domenica 20 ottobre per il calcio italiano potrebbe essere il giorno del non ritorno: quel giorno, sui campi della serie A, si disputerà l’ottava giornata di campionato e sugli spalti, alla faccia delle partite che si giocheranno e dei propri beniamini che scenderanno in campo, in base ad un codice di solidarietà che si manifesta tra ultras in casi eccezionali potrebbero essere intonati durante tutte le partite cori di scherno verso altre tifoserie, i giocatori avversari ed una serie di insulti ed improperi vari. Motivo? La volontà di vedere chiusi gli stadi nella massima serie e, si auspica, in tutto il Paese. Motivo pt.2? Semplice: gli “sfottò” e gli “insulti” tra tifoserie nel calcio, che esistono dalla notte dei tempi e che – secondo gli ultras - non può essere motivo di punizione.
Breve passo indietro: il 22 settembre, quarta giornata, durante Milan-Napoli gli ultras rossoneri intonano una serie di cori offensivi contri i tifosi partenopei. Il giudice sportivo Tosel decide che il prossimo turno casalingo del Milan sarà disputato con la curva rossonera chiusa. E ancora: domenica scorsa, durante Juventus-Milan, i tifosi del Milan ci ricascano (intenzionalmente) ed incominciano ad intonare altri cori discriminatori contro i tifosi della squadra allenata da Rafa Benitez. Tanto da far perdere la pazienza al giudice unico Tosel, che usa le maniere forti: il prossimo turno di campionato il Milan lo giocherà a porte chiuse; Milan-Udinese del 19 ottobre si giocherà in uno stadio “Meazza” chiuso ai tifosi.
Da qui è nata la solidarietà degli avversari per eccellenza del Milan: i tifosi dell’Inter hanno detto di essere vicini ai “cugini”, in quanto anche loro hanno dovuto “saltare” un turno per cori offensivi e razzismo. Agli interisti si sono uniti anche quelli della Juventus, stra-arci-nemica delle due precedenti, che hanno invitato per domenica 20 (questa settimana c’è la pausa Nazionale) i propri tifosi e, sperano, tutti i tifosi di tutte le squadre di A, ma anche di B, a fare cori che potrebbero far chiudere temporaneamente gli stadi. Senza contare che domenica scorsa, prima che iniziasse Napoli-Livorno, i tifosi partenopei hanno esposto uno striscione provocatorio contro se stessi “Napoli colera” ed un altro in cui si invitava a chiudere la curva dopo quello striscione, per solidarietà verso chi fino al giorno prima li aveva insultati.
Già, la chiusura degli stadi. Quest’anno il giudice sportivo ci sta andando con il piede pesante, in base alle nuove direttive anti-violenza ed anti-discriminazione volute dalla UEFA: alla prima giornata la Curva Nord dell’Olimpico, occupata dai tifosi della Lazio, è stata chiusa per razzismo a causa di cori intonati contro i giocatori neri della Juventus durante la partite di Supercoppa italiana giocata proprio all’Olimpico. La domenica successiva stessa cosa per la curva Sud giallorossa per colpa dei cori contro Mario Balotelli risalenti alla penultima giornata dello scorso campionato; i casi delle due milanesi (alla quinta giornata, con Inter-Fiorentina, poi in Juve-Inter il secondo anello verde chiuso per cori razzisti il sabato precedente contro Pogba ed Asamoah, e la già citata Milan-Sampdoria) e, a livello europeo, la Lazio durante il prossimo turno di Europa League del 7 novembre contro l’Apollon giocherà a porte chiuse, in quanto i propri tifosi hanno intonato cori razzisti contro un giocatore del Legia Varsavia nell’ultimo turno casalingo dei biancocelesti. Senza contare che alla prima giornata si è temuto il peggio prima, durante e dopo la partita Hellas Verona-Milan, con i tifosi veronesi pronti ad intonare cori offensivi contro i giocatori di colore del Milan, in particolare Balotelli. Fortunatamente per tutti, non successe nulla, se non la vittoria del Verona.
Ma non è finita qui, perché domenica scorsa il calcio italiano ha visto un altro fatto molto grave. Dopo l’acceso match tra il Benevento e la Nocerina, l’attaccante Felice Evacuo (giocatore con una breve parentesi anni fa nella Lazio) si dirige a salutare, come sempre, i propri tifosi, ma poi compie un gesto “inaudito”: va a salutare i suoi vecchi tifosi della Nocerina, squadra in cui ha giocato la scorsa stagione calcistica. Per la curva giallorossa della squadra campana questo ha significato un oltraggio e con un comunicato ha invitato la società a rescindere il contratto con la punta, invitando lo stesso Evacuo a lasciare la città. Un po’ in stile western.
In gergo, si potrebbe dire che il calcio italiano “sta andando alle cozze”. Ed è un peccato, se pensiamo che proprio nella stagione in cui la serie A torna ad essere un campionato avvincente ed interessante – grazie al ritorno di giocatori di rilievo – assistiamo a curve che insultano altre tifoserie e giocatori per “discriminarli”.
In questo clima, è ovvio che la gente non vada allo stadio e si guarda le partite a casa comodamente sul divano. E’ matematico: già troppe volte abbiamo assistito a scene davvero brutte sugli spalti: lo stop nel derby capitolino nel marzo 2004 con alcuni tifosi della Roma in campo a parlare con capitan Totti per chiedergli di sospendere la partita perché si era sparsa la voce dell’uccisione di un bambino investito da una macchina della polizia durante gli scontri prima del match; il famigerato Genoa-Siena dell’aprile 2012, con la partita interrotta dagli ultras genoani che hanno chiesto indietro le maglie dei propri giocatori (poi consegnate loro dal capitano Rossi) perché ritenuti “indegni” di indossarle. E questi sono solo due casi di una sfilza di episodi che non hanno dato buona luce al nostro calcio.
Il giudice unico non fa altro che applicare regolamenti decisi dall’alto. Lui applica la legge. Solo che questa “legge” e la sua applicazione possono creare precedenti e costringere le società ad essere assoggettate alla volontà delle frange estreme delle curve. E questo non va bene.
Lo sfottò nel calcio è il sale di questo bellissimo sport, ma è preferibile vedere gli stadi chiusi solo tra giugno ed agosto, durante l’estate e non durante il campionato. Perché il 19 ottobre al “Meazza” non andranno gli ultras, ma non andrà nemmeno l’abbonato che da 40 anni è in un altro settore e tifa correttamente o il ragazzino che vuole vedere il ritorno di Balotelli dopo i tre turni di squalifica.
Signori, siamo ancora in tempo. Pensiamo prima alle conseguenze, poi agiamo.
Simone Balocco
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