Non sono mai stato un fan della minestra riscaldata. Quel calcio che tanto critichiamo (spesso giustamente, ma questa è un’altra storia) in questo mi ha aiutato più del tennis, mettendomi davanti a vari ritorni – talvolta illustri – terminati in modo infelice. Eppure, se c’è uno da cui sento il bisogno di aspettarmi un ultimo – vero – ruggito, questo è Roger Federer.
Lo svizzero ha perso in tre set da Monfils e ora si trova a lottare per la partecipazione al Master di fine anno (Tsonga, a meno di 400 punti da Federer, è ancora in gioco a Shanghai), ma se da una parte c’è l’insindacabile Κρόνος che continua inarrestabile il suo tanto dannato quanto naturale corso dall’altra c’è il sacrosanto bisogno di analizzare chiaramente le linee guida per un’eventuale 2014 da interpretare come anno zero.
Perché Roger, a 32 anni, ce la sta mettendo tutta per mettere ordine e dire le cose come stanno, con qualche capriola di parole superflua ma la massima sincerità: oggi, volente o nolente, bisogna parlare di questo; magari nel giro di quattro mesi cambia tutto, il fisico non soffre e saremo qui a parlare di “eterno Federer”.
Una cosa è certa: lo svizzero la sua onesta carriera l’ha fatta e se nel 2014 (dopo un anno dalle poche pretese) dice di esser pronto a recitare un ruolo da protagonista (evitando, magari, tournée sudamericane durante la preparazione) lo fa con cognizione di causa e merita il giusto peso. Dopotutto è pur sempre… un bravo ragazzo.

Lorenzo Di Caprio

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