La difficile vita del numero uno del mondo
Il torneo 1000 di Shanghai si è concluso tutto sommato secondo pronostico. A vincere il titolo è stato Andy Murray numero due del tabellone e del ranking mondiale. Lo scozzese, già due volte vincitore su suolo cinese in finale è stato sfidato da Bautista-Agut che ha sorpresa ha sconfitto in semifinale il numero uno Novak Djokovic.
Sembrerebbe che quest’anno ce l’abbiamo – noi che raccontiamo sport – con il serbo, sempre a commentare quando le cose non gli vanno per il verso giusto. Sembrerebbe anche che quest’anno ce l’abbiano, gli altri tennisti, con lui, sempre pronti ad esaltarsi e tirar fuori il match della vita quando se lo ritrovano dall’altra parte della rete. In effetti è vero ce l’abbiamo con lui, ma non perché è serbo o perché si chiama Djokovic, bensì perché lui è il numero uno del mondo.
Da sempre il migliore del ranking ha i riflettori puntati addosso sia degli addetti ai lavori che dei colleghi, ci son passati tutti. Sei il migliore, sei quello da battere, il più delle volte risulti essere anche il campione in carica. “Fare” il numero uno del mondo non è facile, devi sempre gestire tante cose, troppe. Per riuscirci devi essere il migliore ma non solo nel gioco. La gestione delle energia e quindi sia la preparazione che la la programmazione pre-season. Bisogna avere ancora la classe che è differente dallo stile, come diceva Tommasi.
Questo discorso appena fatto ha la stessa valenza sia per il numero uno che comunque per tutti gli altri di alta classifica. Quello che può leggermente cambiare è il modo di giocare dell’avversario. Spesso capita che affrontando il numero uno si dia il 100% in campo, perché a fini statistici o di carriera volete pesare l’affermazione postuma di un tennista che dice “ho battuto il numero uno” oppure “ho battuto il numero tre”. C’è un bel po’ di differenza considerando che quando tu ascolti non sai a che epoca o a quale giocatore si riferisce, ma battere il numero uno è sempre garanzia di bella figura.
Per questo che Federer prima, Nadal poi e adesso Djokovic hanno sempre trovato stressante stare al vertice e hanno sempre trovato avversari agguerriti dall’altra parte della rete, così capita ogni tanto di scivolare, di farsi sorprendere. La situazione del serbo di quest’anno è normale, è la difficile vita che deve fare il numero uno del ranking.