Il Post-It: il buon Nairo sa anche attaccare
Vedere finalmente Nairo Quintana seguire Froome e dopo alzarsi a sua volta sui pedali per staccare il britannico ci ha fatto godere. Finalmente Nairo, che tu sapessi anche attaccare lo sapevamo, quello che non capiamo è il perché non lo fai.
In questa Vuelta orfana di Nibali, Aru e Rodriguez restava solo il caro vecchio Contador capace di animare una corsa a tappe come si deve. Purtroppo lo spagnolo non sembra in condizione ed eravamo pronti, e per sette tappe è stato così, ad osservare gli Sky dettare sempre il ritmo al loro leader maximo Froome, mentre tutti gli altri a ruota e i primi erano sempre i maestri della scia, i Movistar, capeggiati da Valverde e dal giovane apprendista – votato al lato oscuro – Quintana.
E’ così che andò il Tour 2015 con i due che difesero il podio senza mai attaccare la Jaune con l’intento di portarla a casa, sicuramente grandissimo risultato avere due corridori della stessa squadra sul podio, ma perché non provare a salire sul gradino più alto? Quest’anno strategia simile, ma forse i due ne avevano molta meno, fatto sta che siamo rimasti tre settimane ad invocare l’attacco di Quintana che non è mai arrivato o meglio, come ha scherzato qualcuno, l’attacco è arrivato con qualche settimana di ritardo.
Non ce l’abbiamo con Nairo, se proprio ce l’abbiamo con qualcuno forse è Valverde, Unzué e tutta la Movistar. Chissà se Quintana in un’altra squadra avrebbe reso meglio, chissà se lontano dall’influenza di Alejandro – che a parte gli scherzi Nairo stima molto – il colombiano avrebbe un modo di correre diverso. Fatto sta che Nairo ha sia i numeri che le gambe per andarsene staccando, se serve, quello che molti considerano il più forte scalatore al mondo. Nairo Quintana sa anche attaccare, lasciateglielo fare.