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Intervista a I Love Amatori: “Quello che faccio e sono lo metto sulla pagina, non mi pesa”

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Abbiamo raggiunto l’admin della pagina Facebook “I Love Amatori”, pagina tematica sul ciclismo, che ha avuto un grosso seguito negli ultimi mesi raggiungendo il picco durante l’ultimo Giro d’Italia. Gli abbiamo posto alcune domande dopo esserci confessati e aver ottenuto l’assoluzione, il tutto in un clima molto scherzoso e amichevole.

Prima di cominciare quello che penso si chiedono in tanti è chi sei? Chi sta dietro questa pagina? E come è nata?

Mi chiamo Emanuele, studio ingegneria a Messina e sono un amatore dal 2010. Da piccolo ho fatto karate, poi mi sono dedicato all’atletica fino ai 18, due annetti di palestra, ma mi sono reso conto che non mi piaceva stare al chiuso e volevo uscire, così ho preso la bici di mio padre. M’è piaciuto, ho continuato e cominciato a fare delle gare. Proprio durante una delle mie prime gare sono entrato in contatto con questo mondo spettacolare e mi sono detto perché non ne parliamo un po’ di come sono questi amatori. Ovviamente dietro una pagina del genere ci vuole forte motivazione e non nasce a caso, il solo cazzeggio non basta, alla base di tutto c’è “I Love Amatori” che non è a caso, c’è amore per questo sport e ambiente. Cerco anche di fare ragionare su alcuni comportamenti che si possono trovare in gara.

Seguendo la pagina e girando sui Social mi è venuto subito da collegare Calciatori Brutti al calcio e Chiamarsi Roger al tennis, non so se li conosci, con I Love Amatori in un certo senso sei andato ad occupare lo spazio dedicato al ciclismo, che non c’era.

In realtà ho cercato io stesso qualcosa sul ciclismo e mi chiedevo come mai non trovassi nulla, mi chiedevo perché nessuno prende per il culo i ciclisti? Mi sono reso conto che c’è un po’ di ipocrisia nel ciclismo, che ci sono argomenti spinosi e che bisogna trattare con delicatezza. Io stesso, tranne che nell’ultimo Giro d’Italia in cui tifavo il nostro vicino di casa Nibali e mi sono lasciato andare, per quasi un anno ho tenuto un atteggiamento molto calmo, quasi inglese come mi ha ricordato un fan, evito commenti offensivi. Inoltre secondo me questa pagina, che nasce comunque per gli amatori, è riuscita ad attirare anche dei professionisti e non è facile ottenere questo su Facebook. Io per come mi leggete sono, i miei post magari sono abbelliti, ma mai costruiti. Su Facebook mi sono accorto che devi comunque dare un minimo di indirizzo, carattere, alla tua pagina altrimenti crei delle bolge e ti ritrovi a pubblicare spazzatura.

Fare 18 mila fans senza pubblicare culi e tette, tenniste o mogli di calciatori non è facile.

Infatti non mi interessa, tutti i maschi li apprezzerebbero, ma voglio essere apprezzato per quello che scrivo che non è solo l’ironia che ho fatto finora, so fare anche altro e deciderò se farlo sempre su Facebook o su Youtube o da altre parti. Se dovessi immaginare I Love Amatori tra qualche anno non credo rimarrà immutato, con 18 mila fan hai anche delle responsabilità e scrivere solo cose ironiche quando puoi anche far passare dei messaggi positivi e costruttivi perché no? Compatibilmente con il tempo che ho a disposizione non voglio fermarmi a fare solo questo ed essere inquadrato solo per l’ironia.

Immagino che quando è nata, è nata quasi per gioco, non ti aspettavi tutto questo successo e ora devi trovare un fine.

Si, diciamo anche che dopo il Giro mi sono preso del tempo per me, per studiare e ho fatto l’esame in questi giorni. Ovviamente avere seguito è bello, nella mia esperienza mi sono inventato delle parole come Cicloplebeo, Ciclopatrizio, la salsa, sono cose inventate al momento e che sono venute spesso dai fan che me le suggerivano.

Questa esplosione e crescita della pagina credo sia anche merito del Giro seguito in una certa maniera e anche di Nibali che ci ha entusiasmato. Tantissimi li abbiamo visti inquadrati sulle strade del Giro con gli striscioni e l’hashtag che rimandavano alla pagina.

Si, ma non è stato un caso, quelli erano due miei colleghi qui di Messina che sono andati su a Torino. Ho scoperto che sono fan della pagina, mi hanno chiamato proponendomi di fare due striscioni e chiedendomi cosa potevamo scriverci, gli ho risposto di scrivere qualcosa su Pozzato e qualcosa su Nibali. Vincenzo in quel momento era a 5 minuti ed era difficile crederci, così abbiamo deciso da siciliani di incoraggiarlo. Qualche giorno dopo Vincenzo vince la tappa e poi il giorno successivo prende la maglia, mi hanno richiamato che sarebbero stati a Torino per la tappa conclusiva e abbiamo deciso di scrivere la frase che poi tutti hanno letto. Non mi aspettavo l’inquadratura, ero sui libri in realtà, mi chiamano da sotto il palco del processo alla tappa e vedo il nostro striscione. Ancora meglio l’immagine con Nibali sul podio, mentre suona l’inno di Mameli e il nostro striscione dentro lo schermo che domina tutta la piazza. Un’emozione fantastica.

Per tre giorni comunque possiamo dire che abbiamo avuto Emanuele sulla pagina e non I Love Amatori.

No no che I Love Amatori, ero io a casa stile Abatantuono agli Europei del 2012.

Arriviamo alla domanda che ci preme di più, non ho capito ancora se hai creato tu il mostro o lo era già e lo hai fatto venir fuori sempre di più. Questo Maestro, cosa vogliamo dire del Maestro che stava pure vincendo la tappa.

Tachicardia in quella tappa, fuori soglia da seduto, stavo impazzendo, avevo i battiti oltre 200, l’acido lattico nelle braccia e nelle gambe. Con il Maestro tutto inizia a febbraio, strade bianche, seguo Sanremo, Strade Bianche e chiedo cosa ne pensano i fan. Vedo una foto di Pozzato sulla pagina di una mia amica, ma non ho visto il corridore, guardandola mi sono chiesto chi ci fosse dietro questa persona e me lo sono immaginato. Ho fatto un mix tra leggende e storie vere con quello che sapevo e ho scritto una cosa simpatica interpretando il personaggio…boom, questa cosa è piaciuta. C’era un sentimento negativo verso questo corridore che non vince da un po’, quando vincono sono tutti belli e bravi, ha vinto molto da giovane e si pensava ad un Boonen fuso a Cancellara o Gilbert e si aspettavano tante altre vittorie, ma comunque il suo palmares non è affatto male. Capita che noi amatori siamo troppo duri con questi campioni, ma con un po’ di buon senso capisci che non glielo puoi dire perché per arrivare dove sono, per passare Pro c’è una selezione forte, sono comunque avanti a noi anni luce.

Ci aspettiamo ora che seguirai il Tour come hai fatto con il Giro, ti prenderemo come punto di riferimento, invece del processo alla tappa ci vediamo su I Love Amatori, invece che il Bar di Eurosport con Magrini e Aiello l’occhio sulla pagina lo buttiamo sempre. Troveremo qualcosa o no?

Il Tour lo seguirò ma non da casa, quello che faccio lo metto sulla pagina, non mi pesa la pagina per come la gestisco e la vivo, perché è semplicemente come vivo io questo sport, se vedo una volata al Delfinato lo scrivo dal mio punto di  vista. Tornando alla domanda, il Tour lo voglio seguire, sarebbe meglio dal vivo, ma in questo momento non posso andarci.

Adesso è il tuo momento, quello che aspettavano tutti, vai…

Qualcosa di educational…

Ah, no sul ciclomale?

Ah sul ciclomale, vabbé ragazzi ridiamoci e scherziamoci su, sono oggetti che vanno bene per chi incomincia, ma non fermiamoci a quello, la bici non finisce lì e vi perdete un pochino di ciclismo. Tanto è uguale e si risparmia ok all’inizio, però sono oggetti indicati per chi sta fuori giusto un paio di ore, poi quando ci si appassiona si tende a fare un upgrade.

Le domande io le ho finite…

Ma possiamo dire qualcosa di educativo, per esempio mettere sempre il casco, il capello liscio bello e splendente non te lo guarda nessuno. Non state in due in strada, è vero c’è la sentenza della Cassazione, ma è un modo per litigare con gli automobilisti, se non c’è nessuno va bene, ma se arriva qualcuno mettiamoci in fila indiana, non mettiamoci noi nelle condizioni di farci del male. Non andate nelle strade troppo trafficate, meglio fare dei giri lunghi nelle montagne, colline, salite, dove c’è meno traffico che è anche più bello. Occhio nelle discese perché si va veloce e se cadi ti fai male, ti dico queste cose non per farvi la morale, ma perché sono esperienze che ho fatto io. Più stiamo a contatto con gli automobilisti più c’è il rischio che ci facciamo male, perdiamo sempre noi con le macchine.

Va bene così, ti saluto e ci becchiamo magari in strada, ciao e grazie ancora.

Ciao e grazie a te.

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Simone Milioti

Simone Milioti

Vivo a Messina dove ho concluso i miei studi nell'ambito della comunicazione. Il mio primo amore è stato Roger Federer, da lì in poi la mia passione si è allargata a tanti altri sport. Oltre a scrivere (ora dirigere) presso LoSportOnline ho anche collaborato alla nascita di Blog34, piazza virtuale studentesca, di cui vado molto fiero.

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