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Il Profiler – Nella carovana del ciclismo

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Il Giro d’Italia è passato, tra poco arriva il Tour, poi le Olimpiadi e infine la Vuelta, si starà tanto in giro su due ruote, ma non pensiamo che i protagonisti delle corse di ciclismo siano soltanto i corridori/ciclisti. Questo mondo è enorme e nella carovana, che comprende il ‘gruppo’, ammiraglie, sponsor, macchine dell’organizzazione e chi ne ha più ne metta, di personaggi strani se ne incontrano diversi.

Ovviamente le luci della ribalta se la prende lui, il capitano. I poster attaccati nelle camere da letto sono i suoi, il processo in tv e sui giornali quando la squadra non vince anche. Insomma soliti pro e contro, per riconoscerli in gruppo basta leggere il numero sulla maglia se la seconda cifra è 1 avete trovato il capitano, ovviamente se la vista non vi funziona bene ci sono tanti altri modi per riconoscerlo. E’ colui che è circondato da maglie dello stesso colore, i suoi compagni di squadra, che all’occorrenza devono sacrificare financo la propria vita per il capitano. Lui decide per tre settimane, per una o per l’intera giornata – dipende dal tipo di evento – come disporre delle vite dei propri compagni, li può far sgobbare tutto il giorno in testa al gruppo, lì può mandare in fuga perché non li vuole vicino, alle volte può anche dare loro le carte del pranzo usandoli come spazzatura. L’unico e più importante compito del capitano, dopo aver abusato della squadra è partire, ad un certo momento della corsa il capitano sia se ha la gamba che se non ce l’ha deve mettersi in testa al gruppo e dare una botta a casaccio. Poi capirete anche voi che quei capitani che danno la botta solo nell’ultimo km o che stanno a ruota di un altro capitano che ha appena dato la botta alla corsa sono dei capitani solo sulla carta.

Ovviamente se le squadre sono composte da nove corridori e solo uno può essere il capitano, più un vice capitano – non sia mai il designato dall’altissimo deve tornare a casa per un imprevisto, un infortunio, una cacio e pepe andata a male durante il giorno di riposo – i restanti in squadra sono a servizio del capitano, fanno i gregari insomma. Il gregario è una figura ambigua, se capiti nella squadra giusta col capitano, quello vero, essere il suo gregario è quasi bello, se sei nella squadra con un capitano succhia ruota, essere gregario diventa quasi un dispregiativo. Come riconosci i gregari? Son quelli che caricano e scaricano borracce, son quelli che si piantano letteralmente sulle rampe quando finalmente parte il capitano (piede a terra e 5 minuti di pausa), son quelli che si fermano accanto al capitano che è caduto mentre loro no – cosa gravissima perché si sarebbero dovuti mettere in una frazione di secondo tra il capitano e l’asfalto per proteggerlo – per poi riportarlo in gruppo o ancora son quelli che stanno sempre accanto al capitano quando ha avuto un guasto alla bici, sentendosi tutte le sue imprecazioni colorite come la maglia iridata, e soltanto quando il leader ha finito tutti i mesi dell’anno gli passano una ruota o alle volte la propria bici, a quel punto il capitano riparte, sempre imprecando, seguito dall’ammiraglia mentre il povero gregario resta lì ad aspettare la terza ammiraglia, perché anche la seconda una volta saputo cosa è successo tira dritto lasciando il povero malcapitato senza assistenza.

Abbiamo citato le ammiraglie ma all’interno dell’automobile c’è forse la figura più mistica e oscura del mondo del ciclismo: il Direttore Sportivo. Il DS solitamente lo possono ammirare in televisione solo quelli che si collegano alla diretta alle ore 11 per la firma dei corridori e la partenza, se hai fortuna potresti beccare l’intervista al ds che pinocchiamente commenta la tappa odierna e la strategia della squadra. Solitamente l’intervista viene mandata anche qualche ora dopo in onda con accanto la diretta della tappa ed è lì che si vedono i direttori sportivi bravi, quelli che mentre dichiarano, nel rettangolino di sinistra, che la squadra non ha ambizione di fare la corsa, nel rettangolino di destra vedi tutti i suoi schierati in testa, due già in fuga pronti a fare da appoggio e il capitano sui pedali a maglia aperta che guarda sprezzante gli avversari diretti prendendo di petto le loro sorelle. Ovviamente se vi perdete anche questo momento l’unica possibilità di individuare il direttore sportivo è quando l’elicottero inquadra l’ammiraglia da sopra e vi darà così la possibilità di vedere il braccio sinistro, perché è chiaro che l’ammiraglia va guidata con una sola mano. L’altra se non sta passando al corridore, che ha accostato, borracce o barrette va lasciata appoggiata e cadente. C’è chi studia e deve prendere il patentino per poter guidare in corsa e puntualmente centra in pieno i poveri corridori, poi c’è il direttore sportivo, forgiato e temprato da anni e anni di esperienza, che fa invidia ai piloti di rally.

Fin qui abbiamo visto quelli che potremmo definire i nostri, quelli che fanno parte dello spettacolo e delle squadre, ma ci stanno anche gli altri. Lo spettatore solitamente affolla l’arrivo e via via giù a scendere, a meno che non sia quello che abita proprio sulla strada dove passerà la carovana. Solitamente lo spettatore serio si alza alle sei di mattina, prende la sua bici che attenzione potrebbe essere un ciclocancello, e si fa la tappa fin dove non gli scoppia il cuore. Giunto al quel momento critico scende dal mezzo, lo appoggia dove capita, chiama a casa per confermare di essere ancora vivo e aspetta ore e ore soltanto per vedere il suo beniamino sfrecciargli accanto e urlargli qualcosa; finalmente capiamo il perché di queste urla forsennate, alzatevi voi all’alba per scalare lo Zoncolan e restare 5 ore ad attendere per 10 secondi di passaggio del gruppo. Questo è lo spettatore medio, poi c’è lo spettatore che ha la gamba buona e aspetta in cima, o ancora lo spettatore che si porta appresso uno striscione da mostrare in mondovisione, ancora lo spettatore fortunato perché qualcuno gli fora davanti e lo può vedere da vicino e magari gli lasciano la bici da sostituire in mano ricordandosene solo dopo. Lo spettatore però si sfoga anche al passaggio del gruppo, solitamente si nasconde dietro la pacca amichevole e colpisce violentemente stile moffa soldato il ciclista che gli capita a tiro o decide di rinfrescare i corridori svuotandogli addosso una bottiglia d’acqua ghiacciata quando quelli non se l’aspettano. Ci sta anche lo spettatore idiota, quello che si mette a correre accanto ai ciclisti rischiando di farli cadere o che si veste – o certe volte si sveste – con l’unico obiettivo di essere inquadrato e avere un momento di gloria televisiva, solitamente questi vengono menati dai ciclisti stessi o dal pubblico.

Arriviamo alla figura dei nostri sogni, a quello a cui tutti ambiamo sin da bambini, a quello che poteva essere il nostro lavoro ma purtroppo siamo stati sfortunati. Non compare sempre durante le corse ciclistiche, solitamente lo vediamo alla Roubaix nel velodromo, o ad un Mondiale, o semplicemente in una tappa in circuito. E’ il suonatore della campana che annuncia l’ultimo giro, requisiti minimi braccio destro corpulento, panza di birra e, se inquadrata, un po’ di tigna, a completare il quadro tanta energia da trasmettere nel far sbattere il pendolo e creare quel suono celestiale.

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Simone Milioti

Simone Milioti

Vivo a Roma, ma sono nato in provincia di Messina dove ho concluso i miei studi nell'ambito della comunicazione. Il mio primo amore è stato Roger Federer, da lì in poi la mia passione si è allargata al ciclismo grazie al mio concittadino Vincenzo Nibali e ad altri sport. Le Olimpiadi per me sono un'orgia sportiva. Oltre a scrivere e dirigere LoSportOnline ho anche partecipato alla fondazione di Blog34 (piazza virtuale studentesca di Messina, di cui vado molto fiero) e collaborato con OkCalciomercato, curando la rubrica "The Italian Job".

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