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Azarenka, il trionfo dell’agonismo

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Un’altra stagione di cemento americano è passata agli archivi e mai come quest’anno è apparso tremendamente netto e deciso la supremazia di due tennisti, un uomo e una donna. Se in campo maschile, nemmeno a dirlo, Novak Djokovic si è aggiudicato ancora una volta il double Indian Wells-Miami, nel WTA è stato senza dubbio il mese di Victoria Azarenka. La bielorussa si è aggiudicata con un’autorità impressionante entrambi i tornei, superando la spietata concorrenza di un circuito ora più che mai incerto e instabile, viste le difficoltà conclamate di Serena Williams, unico pilastro fisso negli anni passati: e se sotto il sole della Florida la finale presentatasele davanti non era delle più tremende, quella Svetlana Kuznetsova tanto esperta e talentuosa ma purtroppo lontana dagli anni dell’esplosività atletica, in California è stata proprio l’americana n.1 del mondo a capitolare sotto i suoi colpi con una netta sconfitta, due set a zero.

E’ l’atteso ritorno di una grande protagonista degli ultimi anni di tennis femminile ma che, dopo il brutto infortunio subito ormai quasi due anni fa, aveva faticato più del previsto e del dovuto a superare una lunga e fastidiosissima fase di transizione. Per mesi Vika si era ritrovata incollata suo malgrado intorno alla ventesima posizione in classifica, posta dietro a giocatrici di livello sicuramente inferiore al suo, complice alcune prestazioni tentennanti e una discreta sfortuna nei sorteggi; oggi, per fortuna, vista anche la forzata assenza di Maria Sharapova, Azarenka può riprendersi ciò che è sempre stato suo nella mente degli appassionati, ovvero un posto di rilievo nell’èlite tennistica mondiale. Ed è proprio con la russa che il parallelismo viene più naturale, così simili e così diverse: talentuose, picchiatrici, simili nel gioco ed egualmente competitive, ma l’una iconograficamente l’opposto dell’altra. Più Maria è sempre stata la ragazza modello, bella, corretta e vincente, più a Vika si attaccava l’etichetta della bad girl, con comportamenti in campo spesso poco “eleganti”, un modo di approcciare il tennis e la vita più sbarazzino, ribelle, aggressivo. Ed ora, scherzo della sorte, sarà proprio Azarenka a dover prendere il posto della Sharapova, unica tra le comuni mortali ad avere un seguito di fans e di attenzioni mediatiche avvicinabile al tennis maschile, e unica a poter non farne sentire la mancanza nemmeno sul campo da gioco. Perchè Victoria Azarenka nasce come una combattente a cui non è mai stato regalato niente; e ora che il gioco si fa veramente duro, lei comincia a giocare.

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Matteo Suardi

Grande appassionato di basket e tennis, capace di svegliarsi alle 3 del mattino per un match degli Australian Open o per una partita dei San Antonio Spurs. Tifosissimo di Federer, Ferrer e Karlovic, scrivo di tennis su losportonline.it.

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