Ennesima giornata nera nel nostro calcio, derby Salernitana-Nocerina sospeso per forfait della squadra ospite, trasferta vietata dal prefetto, calciatori minacciati dai propri supporter, la squadra rimane con sei uomini in campo, scontato il 3 a 0 a tavolino.
Si sono ritrovati tutti in piazza fino a quando un violento acquazzone ha rimandato tutti quanti a casa: festeggiavano una vittoria, ottenuta non sul campo, ma per una partita mai giocata. Hanno trionfato ancora loro, ce l’hanno fatta anche questa volta, hanno sconfitto le autorità, dirigenti, calciatori e pubblico pagante, hanno prevalso sul calcio giocato.
I FATTI – Salernitana – Nocerina, stadio Arechi di Salerno, è in programma per le ore 12:30, orario anticipato rispetto agli altri campi di Lega Pro proprio per evitare problemi di ordine pubblico. Si tratta di un derby sentitissimo dalle due tifoserie, tanto da indurre il CAMS (Comitato di Analisi per la Sicurezza di Manifestazioni Sportive) a definire l’evento come connotato da forti profili di rischio morale: trasferta vietata agli ospiti e vendita dei biglietti proibita nei comuni di Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Roccapiemonte, Castel San Giorgio, Siano, Pagani. Il provvedimento non va giù agli ultras rossoneri, che già durante la settimana fanno ben intendere la loro determinazione minacciando l’incolumità dei propri giocatori qualora avessero giocato la partita. L’aria è pesante, ma le autorità rimangono ferme sulla loro posizione, nessun provvedimento cautelare. Forse il primo segnale di una gestione al quanto sommaria della situazione. Arriviamo a domenica, il giorno della partita: nonostante il divieto, i supporter dei molossi raggiungono ugualmente la città di Salerno con circa 200 unità e l’intento di ribadire a gran voce le loro intenzioni: sotto l’albergo che ospita la loro squadra si ripetono le minacce.
Il pullman della società raggiunge ugualmente lo stadio ma gli ultras non si arrendono e ostacolano ancora il regolare svolgimento delle operazioni preliminari al match. I calciatori della Nocerina sono costretti a saltare il riscaldamento e la partita comincia con 40 minuti di ritardo in un clima surreale: la commedia resiste solo 21 minuti. La farsa comincia dopo appena 50 secondi di “gioco”, gli ospiti scendono in campo con una maglia bianca in segno di protesta con su scritto “Rispetto per Nocera”, il mister della Nocerina, Gaetano Fontana, effettua tre sostituzioni simultanee esaurendo così i cambi a sua disposizione. Si susseguono cinque “sospetti” infortuni nel giro di pochi minuti (“a causa del mancato riscaldamento” dichiarerà con un filo di ironia il coach dei Molossi), e al 21esimo l’arbitro del match, Sacchi, è costretto come da regolamento a decretare la fine del match per forfait della squadra ospite: in sei non si può giocare! Nel frattempo una scritta, questa, sorvolava lo stadio “Arechi”: “Rispetto per Nocera e x gli ultras”.
Nonostante le rassicurazioni del prefetto di Salerno Antonio De Iesu la partita non si è disputata: ecco servita l’ennesima pagina nera del nostro calcio. Da spettatori abbiamo assistito ad altre scene impietose: le magliette consegnate ai supporter genoani durante Genoa-Siena, il derby sospeso nella Capitale, gli scontri di Catania – Palermo, tanto per citarne alcune, ma mai il sistema si è piegato in maniera così ignobile e arrendevole. Ancora una volta il calcio ha perso, il sistema ne esce sconfitto e loro si sono ritrovati in piazza a gioire… ma per cosa? La loro squadra non ha giocato, ne è uscita con le ossa rotte, con l’intera dirigenza dimissionaria e le immagini che hanno fatto rabbrividire chiunque. Il 3 a 0 a tavolino, che con molta probabilità verrà
decretato, resta un misero dettaglio. Intanto ci si interroga, ci si chiede se verranno presi provvedimenti seri, ci si chiede quale sia la giusta punizione per chi arriva ad un gesto così ignobile, perché minacciare l’incolumità di persone che svolgono il proprio lavoro, o, peggio ancora, quella dei loro cari, è un gesto che può essere appellato solo come ignobile. Perché prendersela con la parte più debole di un sistema perverso, quando il vero problema è il
sistema stesso? Semplice, è più facile così!
Già, il sistema, proprio lui, ancora lui. Vietare una trasferta, svuotare gli stadi, le dirette TV al posto delle curve piene è un gioco perverso che sta svuotando il senso del gioco calcio. Vedere stadi pieni all’estero e settori completamente vuoti in Italia fa davvero uno strano effetto, pensare che non ci siano istituzioni in grado di trovare una soluzione ragionevole a tutto questo, fa solo rabbia. Gli ultras hanno sbagliato, è vero, ma hanno avranno pur avuto un loro movente, avranno avuto anche loro un motivo per esultare, dopotutto è pur vero che, se non posso seguire la mia squadra nella partita più sentita della stagione, che senso ha essere ultras?
Ma chi sono gli ultras? Sono forse i padroni del calcio? No, non sono loro i padroni del calcio, né tantomeno i padroni delle società, nemmeno questo. Tonino Cagnucci, nel suo libro “Il Mare di Roma” scrive: «Tra le tantissime tipologie di tifosi si possono distinguere due macro-categorie: quelli che guardano il campo e quelli che guardano la curva. I secondi sono quelli che già si potrebbero definire ultrà». Forse allora tutto questo nasce da un senso di frustrazione, dal vedersi privati del proprio habitat naturale, o forse c’è dell’altro: ognuno può farsi la sua idea. Per dovere di cronaca va segnalato un comunicato da parte del popolo nocerino nel quale viene fermamente respinta ogni accusa circa le presunte minacce ai propri tesserati.
E le istituzioni? Sono per caso loro i padroni del calcio? Da escludere! Garantire l’ordine pubblico, il corretto svolgimento delle manifestazioni, ascoltare le esigenze di tutti, agire con trasparenza e senso del dovere, questo vuol dire essere istituzione. E’ arrivato il momento di soluzioni concrete piuttosto che preoccuparsi di corisfottò che sanno più di sana allegoria piuttosto che di discriminazione territoriale, concetto che, a quanto pare, appartiene solo a noi italiani. Chiudere un settore, vietare una trasferta, schedare tifosi e poi assistere a queste scene vuol dire solo preoccuparsi della pagliuzza e far finta di non vedere la trave. Il calcio non ha padroni, ha solo interpreti, protagonisti, attori e comparse. Ognuno deve fare la sua parte nel rispetto delle regole che siano eque ed efficaci, nel rispetto dei ruoli, in onore di quei valori di lealtà,
correttezza e sano spirito di rivalità che animano lo sport. Dobbiamo necessariamente tornare a raccontare belle storie, sfide avvincenti e momenti di gloria, ripartire dalla certezza che il calcio appartiene a tutti quanti noi.
E’ arrivato il momento dei fatti, basta parole, basta illusioni! La soluzione è più semplice di quanto si possa pensare: punire chi sbaglia e tutelare chi fa del calcio solo una sana passione.
Gianluca Casamassima
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